Il mercato della cannabis: sfuma la legalizzazione in Italia
La Corte Costituzionale, il 16 febbraio 2022, ha decretato l’inammissibilità del referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis, poiché, come ha dichiarato il Presidente della Consulta, Giuliano Amato, si sarebbero violati degli obblighi internazionali sul contrasto agli stupefacenti.
Il referendum prevedeva l’abrogazione di tutte le pene detentive legate alla coltivazione della marijuana, fatta eccezione per l’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito e la depenalizzazione del reato di coltivazione per uso personale.
In Europa, la marijuana risulta essere tra le droghe maggiormente consumate: secondo i dati dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, circa 22,2 milioni di persone, in Europa, hanno fatto uso di marijuana nel corso del 2019.
Il mercato della marijuana appartiene principalmente alle organizzazioni criminali jamaicane e nigeriane operanti nell’Europa settentrionale e a quelle albanesi attive nell’area europea meridionale; il traffico e la distribuzione dell’hashish sono gestiti, per la quasi totalità, da gruppi criminali marocchini. L’’hashish europeo viene fornito principalmente dal Marocco, che è il maggiore produttore al mondo di tale sostanza stupefacente, seguito da Afghanistan e Pakistan.
In Italia esiste una “forma legale”, attraverso la quale si può assumere la cannabis: tramite una prescrizione medica si possono utilizzare farmaci a base di cannabinoidi.
L’uso ricreativo di marijuana e di “erba light” è stato depenalizzato ed è perseguito come reato amministrativo. Il 18 dicembre 2019, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno depenalizzato anche la coltivazione di piccolissime quantità di cannabis in casa per uso personale, purché non destinato ad attività illecite di spaccio. Anche in questo caso, il reato è amministrativo e non penale.
I “cannabis shop” sono dei negozi che vendono sostanze controllate e che hanno un basso contenuto di THC (inferiore allo 0.5%), perdendo gli effetti psicotropi sull’individuo e mantenendo effetti rilassanti e calmanti; al contrario, le organizzazioni criminali vendono al mercato nero, in modo illegale, sostanze non controllate, che diventano molto pericolose a causa delle aggiunte di additivi chimici.
La legalizzazione della cannabis potrebbe, in un certo senso, indebolire le “maglie economiche” dei narcos e delle organizzazioni fondamentaliste islamiche. Gli accoliti dell’Islamic State controllano una produzione di sostanze stupefacenti che genera un introito di circa 5 miliardi di dollari all’anno.
Il traffico di marijuana italiano è sotto il controllo delle mafie. Queste ultime si arricchiscono illecitamente in molti settori, ma la vendita delle sostanze stupefacenti rappresenta per le organizzazioni mafiose un “affare d’oro”: i signori del narcotraffico, avendo a disposizione una grossa quantità di denaro, hanno la possibilità di “condizionare” gli assetti istituzionali, politici e governativi: la corruzione è diventata lo strumento privilegiato usato dalle organizzazioni criminali. Per cui la scelta di legalizzare la cannabis potrebbe influire in modo positivo nel contrasto alle mafie.
La decisione della Corte Costituzionale che ha valutato in modo generale gli aspetti legati alle questioni poste sul tappeto dai promotori del referendum sulla legalizzazione della cannabis, se è stata inappuntabile da un punto di vista giuridico e metodologico, tuttavia, ha finito per scontentare coloro che, tra i promotori referendari, si proponevano di ottenere dei risultati alternativi, attraverso una diffusione legale della cannabis per scopi curativi e terapeutici.
Simona Di Lucia.
Gentilissima Simona, come al solito l’Italia perde le opportunità per diventare un Paese moderno… La bocciatura del referendum aiuta le lobby mafiose.
Come al solito un ottimo articolo. Grazie.
Argomento illustrato con chiarezza.