Lettera di Palinuro a Camerota
Mia amata ninfa,
continua la tua immagine a riflettersi nelle mie ossa e nei miei occhi.
Ti ho vista, quel giorno, nuotare nelle acque che si aprivano al passaggio della nostra nave: la tua era una danza ammaliante, seducente. E io, nient’altro che un uomo, non ho avuto scampo.
Mi sono innamorato di te la prima volta che ti ho incontrato.
Ho pensato, seguendo i tuoi movimenti marini: “Quanto vorrei… quanto vorrei…”.
Eri splendida, come le prime volte, come una sorpresa inaspettata, come una bella notizia.
I tuoi capelli neri, così veri per me, mi mostravano la via da seguire: erano una scia, una traccia, una stella fissa nel cielo.
Kamaraton, questo è il tuo nome. Kamaraton, ti ho amata sin dal primo sguardo.
E mentre ti desideravo, tu volevi solo andar via.
Così, quel giorno, mi hai respinto e il mio cuore si è rotto.
Ho invocato il nome di Morfeo, l’aiuto del Sonno che tutto cela, anche il dolore.
Mi sono addormentato sognandoti.
Dopo molti anni, non ne ho più bisogno. Perché ti vedo. Sei qui, di fronte a me, Camerota. A dividerci un lembo di terra. Un tratto di mare.
Anche adesso, come allora, sì, anche adesso continua la tua immagine a riflettersi nelle mie ossa e nei miei occhi.
Mariasole Nigro.