Caterina Falleni e la creatività delle donne italiane
È una giovane designer italiana. Da un’esperienza di vita in Africa ha inventato il frigorifero che funziona senza corrente, Freeijis, che l’ha resa famosa e le ha aperto nuovi orizzonti lavorativi. Gira il mondo per la sua passione di velista e per il suo lavoro, le sue invenzioni sono ispirate da una profonda consapevolezza ecologica.
È volontaria in Exxpedition, organizzazione senza scopo di lucro che organizza viaggi in barca a vela nell’oceano per sole donne, di tutte le età e di tutte le nazionalità, per studiare le cause e le soluzioni all’inquinamento da plastica degli oceani.
Determinata, intraprendente, tenace: un esempio da imitare!
Caterina è una giovane designer italiana, pluripremiata, relatrice esperta, ha fatto presentazioni in conferenze nazionali e internazionali di grande rilevanza, lei stessa si definisce, sul sito dove descrive le sue innumerevoli attività e nelle numerose interviste rilasciate, amante della tecnologia e marinaio, pensatore creativo e imprenditore nel concepire e implementare nuove idee di design, branding e business basate sia sulla osservazione delle necessità che sulla loro applicazione a lungo termine, con un forte e chiaro intento di contribuire ad uno sviluppo sostenibile.
Ha conosciuto la notorietà nel 2012, a solo 23 anni, grazie al progetto Freeijis, un frigorifero che funziona senza usare energia elettrica, oggetto della sua tesi di laurea, che le è valso una borsa di studio presso la Singularity University, Nasa Ames Research Center nella Silicon Valley.
Fin da ragazza ha mostrato energia, intraprendenza e determinazione non comuni. A soli tredici anni, per poter frequentare il liceo artistico a Pisa era pendolare da Livorno e fin da giovanissima si è dedicata all’altra sua grande passione: la vela. A diciotto anni era già da tempo nella squadra nazionale di vela, aveva vinto i campionati italiani, era arrivata quarta agli Europei e ai Mondiali ed era stata selezionata per far parte del gruppo di quattro ragazze che avrebbero dovuto prepararsi per le Olimpiadi di Londra del 2012.
Ma a diciotto anni, terminati gli studi presso il liceo artistico, Caterina ha dovuto scegliere tra le sue due grandi passioni: la vela o l’arte e il design?
In un primo momento, per continuare la carriera velistica, Caterina si iscrive all’Accademia Navale di Livorno ma, dopo aver trascorso alcune settimane alla Maddalena, si rende conto che non è portata per la vita militare, così si iscrive all’Isia di Firenze (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche), istituto statale di livello universitario inserito nel comparto AFAM – Alta Formazione Artistica e Musicale – del MIUR. ISIA si occupa di design nel senso più ampio del termine e propone un’offerta formativa di primo e secondo livello in design del prodotto e della comunicazione. Dopo tre anni di permanenza a Firenze, Caterina parte per un Erasmus di sei mesi a Kuopio, in Finlandia, a cui fa seguito un tirocinio a Rotterdam, dove lavora per un’azienda di design.
Dopo Rotterdam Caterina rientra a Firenze per terminare gli studi universitari. Per scrivere la tesi di laurea accetta l’invito della zia che lavora a Zanzibar per sviluppare un progetto di costruzione di una struttura turistica. A Zanzibar conosce il metodo di evaporative cooling: un sistema di refrigerazione che avviene attraverso l’evaporazione, lo stesso per il quale la sudorazione fa abbassare la temperatura del nostro corpo. Il metodo è molto utilizzato in Africa anche se non realmente commercializzato. Da qui l’idea di realizzare Freeijis, un apparato di refrigerazione senza l’utilizzo di energia elettrica. Il termine Freeijis, inventato da Caterina, si compone di tre parti: l’aggettivo inglese “free”, che significa disponibile, indipendente, libero, “friji”, che in Swahili, lingua parlata in paesi africani, significa fresco e S, la lettera che si usa per indicare la funzione di stato entropia, funzione fisica che spiega il funzionamento del dispositivo da lei inventato.
Tornata in Italia si mette in contatto con tecnici e ceramisti e sviluppa il prototipo per la sua tesi, utilizzando particolari materiali a cambiamento di fase (Phase Change Materials – PCM ), sostanze con un alto calore latente di fusione che, fondendo e solidificando a una certa temperatura, sono capaci di immagazzinare e rilasciare grandi quantità di energia. I PCM, come materiali termoregolatori, sono stati sperimentati per la prima volta alla Nasa: sono materiali molto innovativi nel campo dell’efficienza energetica. L’applicazione a cui ha pensato Caterina è legata al mercato degli alimenti, cercando d’intercettare la crescente sensibilità nel mondo verso l’uso di energia rinnovabile e un uso sostenibile delle risorse. Freeijis è fatto con materiali naturali, non nocivi per l’uomo e senza alcun rilascio tossico. Il dispositivo conserva gli alimenti in modo corretto e naturale. Come già detto, con questo progetto Caterina nel 2012 ha vinto una borsa di studio presso la Singularity University, Nasa Ames Research Center nella Silicon Valley e, a partire dal 2013, il suo curriculum si è arricchito di esperienze professionali prestigiose.
Caterina è attualmente UX Design Strategist presso Awake, una giovane agenzia di design digitale con sede nel cuore della Silicon Valley. Come ricercatore di UX (acronimo di User Experience) impiega una varietà di tecniche, strumenti e metodologie per mettere in evidenza i punti di forza e debolezza di un oggetto digitale e non, rivelando così preziose informazioni che possono essere inserite nel processo di sviluppo e prototipazione.
Prima di questo impegno, ha lavorato a Milano presso Design Group Italia come designer industriale, ricercatrice UX e stratega. Il suo lavoro quotidiano consisteva nel progettare esperienze, mappare nuove tecnologie e cercare opportunità di mercato per multinazionali di grande prestigio.
Ha lavorato nel gruppo di progettazione Makr Shakr, un’azienda con sede in Italia, lavoro iniziato come esperimento sociale presso il MIT SENSEable City Lab di Boston, per osservare come le persone abbracciano le nuove possibilità offerte dalla produzione digitale.
Caterina è stata direttrice esecutiva di Axelera, un’organizzazione no profit italiana il cui obiettivo è ispirare futuri leader, imprenditori e tecnologi italiani diffondendo la conoscenza delle tecnologie e l’importanza di affrontare le sfide globali contemporanee.
I progetti di Caterina si basano sul desiderio di aprire nuove strade, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, a favore di modi di vivere naturali e sani.
La sua passione per la vela, mai estinta, l’ha portata in mare affiancando il suo lavoro di ricercatrice a quello di “marinaia”.
È volontaria in Exxpedition, organizzazione senza scopo di lucro che organizza viaggi in barca a vela nell’oceano per sole donne, di tutte le età e di tutte le nazionalità, per studiare le cause e le soluzioni all’inquinamento da plastica degli oceani. Questa esperienza ha ulteriormente rafforzato nella giovane designer la consapevolezza della responsabilità che ha chi sceglie i materiali e il tipo di produzione per nuovi progetti. Da questo viaggio di ricerca è nato un documentario per il National Geographic. Exxpedition continua a organizzare viaggi, ha come partner l’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) di Copenaghen, le Nazioni Unite con l’iniziativa “Safe Planet” e la Georgia Tech University.
Caterina, sempre più sensibile ai temi della sostenibilità, ha progettato una bicicletta in legno riciclato, la WoodeCycle, lanciata nel corso della settimana del design a Milano, nell’aprile 2014. Tutto è iniziato a Jakarta, capitale dell’Indonesia, raccogliendo legno riciclato. Le biciclette WoodenCycle sono prodotte da artigiani locali e sono accuratamente assemblate in Italia da artigiani esperti e consegnate ovunque con amore e passione. Woodencycle è progettata in modo che sia robusta per l’uso quotidiano ma bella anche da tenere nel soggiorno. Ogni Woodencycle ha un robusto telaio in acciaio, adatto per affrontare ogni tipo di terreno, il telaio è rivestito con legno e decorato in modo che ciascuna bicicletta sia un pezzo unico. Alla sostenibilità del prodotto si affianca l’uso della tecnologia: sul manubrio della bicicletta è possibile montare un sostegno per smartphone, rimovibile, lo smartphone si ricarica con l’energia prodotta dal pedalare.
Nel 2014 Caterina ha brevettato e commercializzato un etilometro, dispositivo che misura la concentrazione di alcol nel sangue e invia i risultati direttamente allo smartphone. L’apparato è costituito da un boccaglio dotato di un particolare sensore: si collega allo smartphone tramite un jack audio standard. Per eseguire la misura, basta soffiare all’interno del boccaglio.
Altri prodotti della creatività di Caterina sono: X&Y Genomics una piattaforma per visualizzare il DNA che poi può essere stampato in 3D come gioiello o scultura, Arpa una parete/scultura che assorbe i rumori di una stanza e li trasforma in giochi di luce ed effetti visivi.
In una intervista, alla giornalista che le ha chiesto quali siano state le esperienze più importanti e formative fatte da ragazza ha risposto: “La barca a vela: osare, quando c’è troppo libeccio e le onde sono alte e tornare sana e salva, ha formato il mio carattere”.
Ernesta De Masi