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L’autunno caldo iraniano tra femminicidi, proteste e diritti reclamati

In seguito alla morte di Mahsa Amini, una studentessa di 22 anni, avvenuta a Teheran, capitale dell’Iran, il 16 settembre 2022, deceduta successivamente all’arresto ad opera della “polizia morale”, per non aver indossato correttamente il velo islamico, sono scattate proteste e dissensi in varie piazze della Repubblica islamica. La “polizia morale” rappresenta un corpo delle forze dell’ordine iraniano, nato nel 2005, con il compito di arrestare chi violi il “dress code” o la morale imposta dall’islam.

L’Iran applica la legge islamica della Sharia, per cui è d’uso che le donne si coprano i capelli con l’hijab, oppure indossino abiti piuttosto larghi, o mettano il burqa.

Il 15 agosto 2022, il Presidente iraniano Ebrahim Raisi (conosciuto anche come “giudice della morte”, perché nel 1988 fu responsabile dell’esecuzione di massa di alcuni dissidenti politici), essendo una figura molto conservatrice, ha firmato un decreto per l’uso dell’hijab e per il rispetto della castità.

Nel Paese mediorientale, in seguito all’accavallarsi di tali fatti, sono iniziate manifestazioni di protesta e a quest’onda di rivolta popolare si contrappone, da parte delle istituzioni iraniane, un atteggiamento repressivo, con lo schieramento massiccio di militari e della stessa polizia iraniana, che, a tutt’oggi, ha arrestato circa 739 manifestanti, tra cui 60 donne. Successivamente, è stato censurato anche l’accesso ad Internet e ad alcuni social network.

In uno di questi scontri di piazza tra le forze repressive iraniane e i manifestanti, un’altra giovane ragazza di 20 anni, Hadis Najafi, detta “la ragazza con la coda”, è morta, in seguito al suo ferimento al petto, al viso e al collo, mentre stava protestando contro l’omicidio di Mahsa Amini, uccisa pochi giorni prima.

Le proteste dei manifestanti per le strade e le piazze delle città iraniane sono dirette contro il regime islamico di Teheran: centinaia di donne, nel “settembre caldo iraniano” del 2022, si stanno battendo per i diritti civili, togliendosi il velo e tagliandosi i capelli come forma di protesta, affollando strade e piazze, rischiando, in tal modo, l’arresto.

Le morti di Mahsa Amini e Hadis Najafi rappresentano dei femminicidi, che sono “legittimati” dallo stesso governo conservatore iraniano, incentrato su una mentalità patriarcale e restrittiva, che si propone di controllare in modo totale i corpi e le menti delle donne, per tagliare alla radice le libertà femminili.

I “fatti storici iraniani” costituiscono un’indubbia violazione dei diritti umani: gli abusi e le violenze messe in atto dalle autorità iraniane stanno scioccando il mondo intero, per la violenza e crudeltà con cui gli ayatollah sciiti iraniani si propongono di controllare un ordine sociale che non vuole piegarsi a dettami anacronistici e inumani. Le donne iraniane reclamano, assieme a tanti uomini iraniani, principi come la libertà, l’uguaglianza e la pari dignità sociale, che rappresentano dei connotati imprescindibili in tanti altri Stati moderni ed evoluti.

 

Simona Di Lucia.

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2 risposte

  1. Giovanni Pico ha detto:

    Grazie Simona per aver sottolineato questo momento storico che vede non solo in Iran negare diritti alle donne. Vorrei sottolineare che il tuo messaggio mi pare anche rivolto a quel 50% di nostri elettori che come dire fanno gli alternativi pensando che questo in Italia non possa accadere.
    Be si sbagliano. Grazie alla loro colpevole assenza la negazione dei diritti è dietro l angolo

  2. Antonio ha detto:

    Come sempre Simona sei puntuale nelle analisi, mettendo in risalto le responsabilità politiche e morali degli avvenimenti. Hai notizie di ufficiali prese di posizione da parte della politica italiana ed europea.. Che si fa con l’Iran?

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