Scacco al Re
Ritorna la questione “cheating” nel mondo degli scacchi
Il mondo degli scacchi è in subbuglio per il presunto caso di imbroglio durante la sfida fra il diciannovenne americano Niemann e il più forte scacchista attualmente in attività, il norvegese quattro volte campione del mondo Magnus Carlsen. La vicenda trae origine dal torneo Sinquefield Cup di St. Louis dove i due si sfidano e a sorpresa il giovane Niemann batte il campione del mondo in una delle tre sfide rapide. Il ritiro del torneo del norvegese accende la miccia delle polemiche, alimentate prima da un tweet velenoso di Carlsen e poi dall’abbandono dopo una sola mossa nella sfida ad un successivo torneo on-line.
Infine, lo stesso Carlsen esce allo scoperto ed accusa apertamente l’avversario di aver barato, attraverso una lettera pubblicata sui suoi profili social ufficiali. Il mondo degli scacchi si divide rapidamente in due fazioni: da un lato chi si schiera con il fenomeno norvegese e analizza le stranezze della tattica di Niemann (a fronte di un’apertura insolita dell’avversario, lo statunitense sembra “leggere” in anticipo le mosse dell’avversario e chi invece sostiene la tesi del nuovo astro nascente della scacchiera. Gli organi
competenti sono al lavoro per verificare la tesi dell’imbroglio; tuttavia che il mondo degli scacchi sia tormentato dal dubbio dell’imbroglio è cosa nota. Basta dare un rapido sguardo sui forum on line dedicati al gioco amatoriale per scoprire che anche nelle sfide amichevoli giocate come passatempo il tema è il più discusso. La storia degli scacchi, d’altra parte, è piena di polemiche e scandali. Un episodio famoso si è verificato durante l’Olimpiade degli scacchi del 1962, nell’incontro fra un giovane Bobby Fischer (USA) e il campione del mondo in carica Michail Botvinnik (Unione Sovietica). Quando la partita venne aggiornata (sospensione del gioco con ripresa il giorno dopo) l’americano era in posizione di vantaggio, alla ripresa il campione del mondo lo costrinse ad una patta. Durante la notte l’intera delegazione sovietica
(composta da sei Gran Maestri) si riunì nel tentativo di analizzare la posizione e trovare una strategia per evitare la sconfitta, potendo avvalersi anche del supporto “esterno” via telefono del Gran Maestro Averbach da Mosca. La Guerra Fredda si combatteva anche sulla scacchiera! Tra l’altro, con lo sviluppo della tecnologia la pratica dell’aggiornamento è stata abbandonata poiché risulterebbe impossibile prevenire l’uso dei computer nell’analisi della posizione (oggi il giocatore che deve muovere scrive la propria mossa – senza effettuarla- in busta chiusa e la consegna all’arbitro; la partita riprende con la mossa indicata impedendo all’avversario di conoscerla in anticipo e poter studiare le contromosse). Proprio l’aiuto della tecnologia costituisce oggi la via più semplice per alterare il risultato di una partita o di un torneo. Celebre lo scandalo che ha coinvolto una parte della nazionale francese
durante il mondiale di scacchi del 2010 e che ha portato alla squalifica di tre GranMaestri, i quali attraverso l’uso di cellulari riuscivano a comunicare fra di loro e a suggerirsi le mosse migliori durante le fasi salienti degli incontri. L’utilizzo della tecnologia per barare si può arginare con gli opportuni strumenti e la Federazione Internazionale si sta muovendo in questa direzione; più difficile può risultare combattere altri tipi di aiuti. Difatti nel corso della storia degli scacchi, sono stati avanzati dubbi sulla regolarità di alcune partite per l’utilizzo di presunti poteri psichici. Ad esempio, Michail Tal – campione del mondo 1960- era solito guardare negli occhi gli avversari prima di effettuare una mossa sulla scacchiera, venendo così accusato di tentare di ipnotizzare l’avversario con il suo sguardo magnetico. Tale convinzione era così diffusa che un avversario, Pal Benko, si presentò ad un torneo indossando un vistoso paio di occhiali da sole per schermare lo sguardo ipnotico di Tal; il Maestro sovietico – a cui non difettava l’ironia- rispose con la stessa moneta utilizzando a sua volta un enorme paio di occhiali da sole, dando vita ad uno degli incontri più grotteschi della storia.