Tra le dita: sperimentare per imparare. L’intervista alla coautrice Ernesta De Masi
Tutti noi abbiamo impresse nella mente le copertine dei libri di testo a scuola. Quando leggevo i nomi degli autori, mi son sembra chiesta che volto avessero. Oggi intervistiamo un’autrice di libri di testo: la professoressa Ernesta De Masi.
Pochi giorni fa, infatti, è uscito “Tra le dita” il nuovo libro di scienze per la scuola secondaria di primo grado, edito da Rizzoli e scritto da Ernesta De Masi, Antonella Alfano, Vincenzo Boccardo e Giulia Forno.
Come nasce la collaborazione per Rizzoli?
La collaborazione con Rizzoli è in atto da alcuni anni. Già nel 2019 è uscito il libro di scienze “Alla scoperta”, sempre per la scuola secondaria di primo grado, scritto da me e dagli stessi autori del testo “Tra le dita”. La casa editrice Rizzoli è molto attenta alle esigenze della scuola che cambia. Ambedue i libri di testo hanno un’impostazione innovativa di stampo costruttivista. I due testi propongono un approccio basato sull’investigazione: le lezioni partono dall’osservazione di fatti e fenomeni osservabili quotidianamente, dalla realizzazione di semplici esperimenti eseguiti nella maggior parte dei casi con materiali di uso comune, sperimentando allieve e allievi arrivano alla formulazione della teoria. In questo approccio la spiegazione segue la sperimentazione: questa metodologia è molto inclusiva riuscendo a coinvolgere anche alunne e alunni poco motivati. La redazione Rizzoli ha dato fiducia a noi autori che da anni lavoriamo nella scuola proponendo questo approccio noto come IBSE, acronimo di Inquiry Based Science Education, molto diffuso in Europa, ancora poco in Italia.
Quando è nata la sua passione di divulgare il suo sapere tramite la scrittura?
Da sempre ho scritto appunti e schede di laboratorio per i miei alunni quando ero in servizio. Da molti anni mi dedico alla divulgazione scientifica lavorando con associazioni disciplinari. Questo mi ha permesso di scrivere articoli per riviste che si occupano di didattica delle scienze. Inoltre ho prodotto materiali didattici pubblicati da INDIRE, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, agenzia del MIUR, che da quasi 100 anni è punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia.
Com’ è strutturato il libro?
Come dicevo, il libro propone un approccio IBSE, privilegia quindi l’aspetto sperimentale: allieve e allievi sono guidati con gradualità alla costruzione di conoscenze. Inoltre, secondo quanto previsto dalla legge 92 del 2019, dall’anno scolastico 2020-2021 l’insegnamento di Educazione civica, intesa come educazione alla cittadinanza, ha un proprio voto, con almeno 33 ore all’anno dedicate. L’insegnamento di questa disciplina ruota intorno a tre assi: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale. Il libro di testo “Tra le dita” è fortemente innovativo anche rispetto a queste nuove esigenze della scuola. È un libro di scienze in cui gli argomenti sono sempre trattati con riferimento alla sostenibilità, al rispetto per l’ambiente, alle pari opportunità e all’ inclusione nel senso più generale del termine. Gli argomenti di Educazione civica non sono dunque approfondimenti o aggiunte: i contenuti di scienze sono sviluppati in questa ottica. È sempre presente il riferimento agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, si suggerisce un uso consapevole ed efficace delle tecnologie digitali.
Molta cura è stata posta nella scelta del linguaggio, corretto ma semplice tale da introdurre con gradualità allieve e allievi alla comprensione di argomenti anche complessi.
Quanto è importante oggi avere un buon metodo di studio?
Siamo nella “Società della conoscenza”, locuzione introdotta nel lontano 2000, nel corso del Consiglio europeo svoltosi a Lisbona, questo significa che viviamo in una realtà in cui il ruolo della conoscenza assume una centralità fondamentale dal punto di vista economico, sociale e politico. Conoscenza non è una stratificazione d’informazioni ma le conoscenze servono a trasformare le informazioni in risorse che consentono alla società di agire efficacemente. Avere un buon metodo di studio significa saper utilizzare quanto appreso in un determinato ambito in contesti sempre più ampi, questo, in termini didattici, significa essere “competenti”.
Un buon metodo di studio deve dare oggi alle giovani generazioni strumenti per affrontare una società sempre più complessa.
Come si scrive un libro per le scuole?
Scrivere un libro scolastico è un lavoro impegnativo. Bisogna avere innanzitutto un’idea didattica: quale messaggio si vuole comunicare? Bisogna avere padronanza della disciplina e saper guardare i contenuti da più punti di vista. Oggi i libri scolastici hanno tutti la versione multimediale che non significa solo che il libro si può sfogliare da proprio tablet o PC, significa utilizzare in modo efficace l’interattività e quindi tutto quanto oggi offre il settore: simulazione di esperimenti, test online con la possibilità di autovalutazione immediata, link ad approfondimenti, uso di mappe, uso dell’inglese e tanto altro.
Il gruppo di redazione di un libro scolastico è costituito da un team di professionisti esperti della disciplina, della didattica, competenti nella comunicazione, nella grafica, nell’uso di strumenti tecnologici.
È un’avventura faticosa ma che dà molte soddisfazioni: significa lasciare una traccia dopo tanti anni di studio e dopo tutto il lavoro quotidiano svolto tra i banchi, sperando di trasmettere una testimonianza utile per l’educazione delle giovani generazioni.
Cosa consiglierebbe agli studenti di oggi?
Studiare, studiare, studiare. La cultura rende liberi.
Barbara Maurano