Femminicidio: continua la strage di donne
La violenza sulle donne rappresenta una delle più gravi violazioni dei diritti umani; dall’inizio dell’anno 2021 sono avvenuti 109 femminicidi commessi all’interno delle mura domestiche: in Italia viene uccisa una donna ogni 72 ore. Rispetto all’anno 2020 vi è stato un incremento dell’8% di femminicidi.
La violenza sulle donne costituisce un “fenomeno strutturale” nella società: essa si annida nei modelli della famiglia, nel rapporto di coppia fondato sul “potere” maschile, nell’idea dell’amore-possesso, nella svalutazione delle donne. In queste dinamiche relazionali si celano le ragioni culturali che conducono alla violenza di genere. Si assiste ad un imbarbarimento della società contemporanea, con i continui e numerosi casi di femminicidio e di violenza contro le donne che riempiono i telegiornali, le pagine della carta stampata e i social-network.
Le statistiche sui femminicidi, in Italia, mettono in evidenza un problema endemico, dato dal fatto che, nel nostro Paese, ogni tre giorni, viene uccisa una donna e ogni 12 secondi una donna subisce violenza. Si tratta di numeri agghiaccianti che rappresentano un drammatico “bollettino di guerra”, che oramai si è stabilizzato.
Nonostante le Istituzioni abbiano intrapreso un iter di carattere legislativo per arginare fenomeni antisociali di genere, uomini e donne, nel 2021, non sono in una condizione di effettiva parità, in quanto le disparità di genere e i dislivelli socio-economico-culturali, rendono il percorso evolutivo molto complicato. Se da un lato, l’avvento del ’68 – che ha prodotto la nascita di movimenti femministi e per i diritti civili – ha progressivamente ridotto o, in alcuni casi, eliminato alcuni gap di genere, l’avvento della globalizzazione ha condotto a nuovi “muri di gender”: ogni Stato deve fare i conti con “società liquide”, che risultano sempre più fluttuanti e indecifrabili.
Le Istituzioni italiane che hanno provveduto negli ultimi decenni a ridurre la disparità di genere, risultano ancora deficitarie in tale specifico tema, in quanto la legislazione italiana non è al passo rispetto ad alcuni Paesi del Centro e del Nord Europa.
Il quadro normativo, in Italia, per quel che riguarda il contrasto alla violenza di genere, si è evoluto nel corso del tempo e si evolverà ancora: l’attuale Governo, presieduto dal premier Mario Draghi, sta cercando di apportare delle opportune contromisure ai fenomeni di violenza di genere.
A tal proposito, la ministra degli Affari regionali delle Autonomie, Mariastella Gelmini ha affermato: “Misure di fermo più efficaci per gli autori delle violenze e una protezione per le vittime. Non possiamo lasciare sole le donne che denunciano, senza stravolgere le loro vite”.
Le parole della ministra Gelmini sono state pronunciate alla vigilia del 25 novembre 2021, data in cui ricorre la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”: una ricorrenza istituita dall’ONU, attraverso la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
Questa data fu scelta per ricordare la morte delle sorelle Mirabal, che hanno costituito un esempio di donne rivoluzionarie, che hanno cercato di contrastare il regime del dittatore Rafael Leònidas Trujillo (1891-1961) nella Repubblica Dominicana. Il tiranno tenne questa Nazione in una condizione di arretratezza per circa trent’anni.
Il 25 novembre 1960, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti, in prigione, furono adescate da alcuni militari e, successivamente, torturate, strangolate e gettate in uno strapiombo, per simulare un incidente. Questo terribile episodio viene ricordato come il più efferato delitto della storia dominicana.
Memori di tali efferatezze, i rappresentanti dell’ONU hanno voluto istituire questa “giornata della memoria”, che deve costituire un incipit nella prospettiva di reali cambiamenti nei rapporti tra uomo e donna, ai fini di un’interazione realmente paritaria tra i gender.
Per arrivare a tali risultati sono necessarie azioni repressive e formative, per quel che riguarda i fenomeni devianti di genere:
a) un inasprimento delle pene e una legislazione maggiormente contrastiva verso fatti o atti violenti;
b) un’adeguata prevenzione e formazione nei confronti delle nuove generazioni.
Tutto ciò richiederà del tempo e degli investimenti, da parte delle Istituzioni nazionali e sovranazionali, per una reale sensibilizzazione nei confronti di atteggiamenti proiettati verso una sostanziale parità di genere.
Simona Di Lucia
Ho seguito un seminario e mi ha colpita una considerazione molto banale ma ignorata. Non voglio più parlare di donne vittime, ma di uomini violenti. Questo é il vero problema! Stato e società devono muoversi in tal senso, alla prima segnalazione anche non ufficiale si dovrebbe intervenire sul violento, terapie psicologiche, allontanamento a 500 km, anche braccialetto elettronico e controllo! E invece si aspetta la vittima …