Auguri ipocondriaci
È il 31 Dicembre di un anno particolare. In realtà, già da un biennio, viviamo in una sorta di panico generalizzato. Avevo pensato di scrivere un lungo e interessante articolo per fare un riassunto di questo 2021, ma mi ha assalito il vuoto più assoluto. Di solito, quando ho “il blocco dello scrittore”, vado a fare una passeggiata sul Belvedere o a mare, scambio due parole con la gente del posto, apparentemente “perdo tempo”. Avrei voluto farlo anche adesso, ma poi ho pensato “i contagi che aumentano, tutti parleranno delle norme del governo, e se poi prendo troppo freddo e penso di avere il Covid?”.
Ecco come stiamo messi da due anni, in preda al nostro panico e alle nostre paure, globalmente giustificate. E quindi, che si fa? Ho pensato di buttarla sull’ironia. Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi manca la mia vita da ipocondriaca. In un tempo non troppo lontano, portavo sempre con me l’amuchina, ma cercavo di non mostrarla a nessuno. Se qualcuno intorno a me diceva di accusare qualche sintomo di febbre, cercavo di starne alla larga. Evitavo di abbracciare inutilmente la gente, non bevevo nei bicchieri altrui, avevo timore a buttarmi sui buffet degli aperitivi come facevano tutti. Su questo ultimo punto avevo raggiunto anche dei traguardi. Guardando i miei amici che mangiavano serenamente cibi su cui tutti avevano sputacchiato, avevo iniziato a pensare che, in fondo, la folle ero io. Perché avrei dovuto ammalarmi mangiando un rustico messo in bella mostra sul bancone? La mia vita iniziava ad essere serena e rosea e poi, di colpo, da Marzo 2020, le mie paure sono diventate la normalità, anzi, le norme anticovid hanno superato di gran lunga i miei più reconditi pensieri ipocondriaci.
Ora, al di là di tutte le diatribe che in questi due anni si sono tenute sui media, un dato è innegabile: noi ipocondriaci abbiamo subito un duro colpo. Prima derisi, adesso emulati, abbiamo completamente perso la bussola di noi stessi. Il distanziamento e le mascherine sono obbligatorie per legge e, di sicuro, dovremmo essere più sereni, ma l’ipocondriaco trova sempre una risorsa ed eccolo qui, con due mascherine, a schivare la paura di se stesso più che degli altri. Perché c’è un altro dato innegabile di questa pandemia: tutti, chi prima o chi poi, siamo stati costretti a confrontaci con le nostre più recondite paure, con progetti e situazioni che esulavano dal Covid. C’ è un altro dato che accomuna tutti gli ipocondriaci: credere che nella vita capiterà, di sicuro, qualcosa di brutto. E qualcosa di brutto è avvenuto in tutto il mondo, così brutto che è davvero difficile razionalizzarlo mentre lo si sta vivendo. Ci siamo sentiti inermi, impotenti ed, in effetti, lo siamo. La vita ci ha mostrato che è lei a scegliere e i nostri programmi sono solo una distrazione momentanea, un passatempo per non farsi prendere dal panico.
Le parole e le sensazioni con cui abbiamo imparato a convivere in questi due anni sono: paura, panico, forza, coraggio, poi di nuovo paura, panico, forza e coraggio. Ciò che sta diventando endemico in noi è questo meccanismo di alternare momenti di sconforto, con momenti di forza. Qualcuno direbbe che è la vita e, di sicuro, lo è. Ciò che mi premeva, però, di augurare ai nostri lettori, con questo messaggio non propriamente tradizionale, è di non fuggire da se stessi, di affrontare le situazioni secondo il proprio modo di essere e con la libertà di poter esprimere i propri sentimenti.
Non so cosa ci aspetta nel 2022, sarebbe ipocrita dire che sarà l’anno della rinascita. So solo che è consigliabile per tutti ripartire dai propri sogni e dalle proprie certezze, il resto sfugge alle nostre capacità mentali. Per me stessa spero che possa tornare quella sensazione di “perdere tempo” con le persone e nei luoghi a me cari. Sembra un augurio inutile eppure, soltanto allora, vorrà dire che saremo tornati di nuovo liberi.
Buon anno a tutti!
Barbara Maurano
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